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Certificato verde digitale e protezione dati: cosa dobbiamo aspettarci?

La Commissione europea ha proposto, ancora qualche settimana fa, l’implementazione di un certificato digitale al fine di garantire una libera e sicura circolazione all’interno dei confini europei.

immagine del bando

La Commissione europea ha proposto, ancora qualche settimana fa, l’implementazione di un certificato digitale al fine di garantire una libera e sicura circolazione all’interno dei confini europei.

Come avevamo riportato in un nostro articolo precedente, il certificato agisce come una sorta di pass che dimostri che il soggetto sia stato vaccinato contro il COVID-19, che sia guarito oppure che si sia sottoposto a test antigenico o molecolare.

Ma cosa implica ciò per le nostre privacy e protezione dati?

Questa iniziativa ha infatti destato numerose polemiche già all’inizio della pandemia. Si teme infatti che vengano create disparità tra coloro che sono già stati sottoposti alla vaccinazione e chi invece per motivi di salute o per organizzazione e programmazione della stessa, non ne ha ancora goduto. Ma non solo, gli esperti di privacy e protezione dati si chiedono come verranno trattati dati sensibili e personali e dove saranno conservati. Dalle prime ipotesi della Commissione europea, infatti, il certificato sarà disponibile in formato digitale, la cui autenticità verrà garantire tramite un QR Code.

Al fine di chiarire alcuni di questi aspetti, l’EDPS e l’EDPB (rispettivamente, Garante e Comitato europeo per la protezione dati) hanno adottato un parere congiunto sulle proposte per l’implementazione del certificato digitale. Risulta evidente che questo strumento non dovrà essere utilizzato a fini discriminatori di persone, direttamente o indirettamente, e che dovrà essere perfettamente in linea con le normative europee in campo di privacy. Non solo, si sottolinea anche il rispetto dei principi di necessità, proporzionalità ed efficacia, capisaldi del GDPR, secondo i quali i dati relativi alle persone fisiche non devono mai essere raccolti in modo indiscriminato.

Viene garantito dunque che l’istituzione di un certificato digitale non equivalga all’istituzione di una banca dati centralizzata a livello UE e che i dati non siano più accessibili a fine pandemia. Infatti, entrambe le istituzioni per la privacy e la protezione dati europee hanno sin da subito evidenziato il carattere temporaneo delle misure anticovid, comprendendo dunque direttamente anche il certificato digitale stesso.

Non ci resta dunque che aspettare ulteriori aggiornamenti da parte della Commissione europea. Ricordiamo, infatti, che prima dell’istituzione definitiva del certificato, la proposta dovrà essere approvata da Parlamento e Consiglio europei.

Qui potete trovare il comunicato stampa dell’EDPS in italiano e il testo originale del parere congiunto, in inglese.

Redazione Europe Direct Lombardia
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Data ultima modifica: 21/02/2024